16/04/11

Di esoterici rivelatori monobagno, del dimenticato Rubinol e altre storie.

Copertina prima edizione
Come avrete già capito ho un debole per i vecchi manuali, in special modo se si tratta di fotografia e camera oscura. Cosi pochi giorni fa mi sono imbattuto nel Manuale pratico di camera oscura di Oscar F. Ghedina1 (già autore del mitico Fotoricettario da poco in ristampa) ed ho scoperto l'esistenza (mitica) di rivelatori monobagno e rivelatori desensibilizzanti. Vi riporto un estratto del manuale:

  Un tipo particolare ed unico di rivelatore per negativi è rappresentato dal RUBINOL (formula Ghedina) della Chimifoto Ornano, Milano.
   Esso è desensibilizzatore e quindi consente di sviluppare  i negativi sotto controllo visivo alla luce della lanterna di sicurezza per carta (si deve sviluppare al buio solo per la durata dei primi tre minuti). Esso è anche autoindurente  e perciò può essere usato con qualsiasi temperatura. Le variazioni di temperatura non hanno importanza perché la durata dello sviluppo non si calcola in minuti, ma si controlla a vista: in linea di massima la durata di sviluppo può essere da 4 a 15 minuti [...]. La energia di questo sviluppatore è tale da poter ricavare ottimi negativi anche in casi di sottoesposizioni forti (fino a 3 diaframmi). La grana è finissima ed è particolarmente ricca la modellatura dei toni prodotti.

14/04/11

10 minuti e 50 secondi.

Questo è il tempo consigliato dalla Rollei per lo sviluppo in ID-11 Stammlösun (stock) della 400S, già questo avrebbe dovuto mettermi in guardia, neanche i giapponesi (vedi Fujifilm) si sono mai spinti a tanto, cinquanta secondi!? Non erano neanche indicati i tempi per altre diluizioni, ed anche questo avrebbe dovuto insospettirmi, ed essendo una pellicola recente non si trovano troppe informazioni sul web. Tuttavia ho deciso di seguire le indicazioni e sviluppare questo rullo, temendo un contrasto eccessivo ho optato per una agitazione gentile, ma non è servito a nulla.
Instampabile (o quasi): neri sfondati e contrasto eccessivo. Potrebbe anche uscire qualcosa di buono dalla tank con almeno un minuto in più di sviluppo e questo lo scrivo nella speranza che la mia esperienza possa essere di aiuto a chi decidesse di usare questa pellicola. Vedremo in camera oscura se riuscirò a cavarci qualcosa. Il supporto in PET tanto pubblicizzato è molto trasparente e senza dominanti (sempre che sia un vantaggio, forse per la digitalizzazione lo è), ma troppo delicato.

In futuro potrei anche fare pace con la Rollei, per ora non entra certo nella mia classifica delle pellicole preferite...

il rullo incriminato
Aggiornamento: La scansione è a dir poco impossibile, questa pellicola è ridicola! Si vede la superficie con i pelucchi piuttosto che il fotogramma, PERCHÉ? Come cavolo riflette  e/o rifrange la luce?


12/04/11

Trust Me Magazine

Trust Me Magazine è una rivista, creata da due donne italiane, Gloria Giangrande e Susanna Luna Bellandi, che ha l'intento di raccogliere il lavoro di tanti artisti più o meno sconosciuti, di volta in volta su un argomento scelto da loro, ma non troppo restrittivo.
Ho comprato il primo numero stampato, online sono disponibili le versioni in pdf e il work in progress.
Graficamente è piacevole, purtroppo la Xerox citata non si fa un'ottima pubblicità: sul mio numero ci sono strane striature giallo pastis su tutta la metà bassa di alcune pagine. Non so se dipenda dalla carta utilizzata, oppure dalla noncuranza della tipografia. C'è da migliorare.
Apprezzo lo sforzo di alcuni artisti di non scadere nel banale, ma non mi piace, e non c'è solo su questa rivista, lo stile ragazzina tardo adolescenziale caruccia che fotografa sé e i propri amici, non in situazioni reali, ma in pose discutibili e malinconico-depressive, il più delle volte non mostrando il volto. Questo scatena il voyeurismo dello spettatore ma trovo che non esprima nulla.
Apprezzo molto che si integrino diverse forme di arte e alcuni disegnatori hanno colto nel segno più dei fotografi.

08/04/11

Alfred Hitchcock. Tutti i film. di Paul Duncan Ed. Taschen

Copertina
Per un appassionato di fotografia, guardare un film di Alfred Hitchcock significa avere una marea di idee a cui ispirarsi, colpi di genio che questo maestro del cinema ha regalato nella sua immensa filmografia.
Il libro a lui dedicato da Taschen non è come l'enciclopedia del cinema, anche per lo spazio disponibile, che fortunatamente l'autore riempe per la maggior parte di immagini presi dai fotogrammi dei film o da scatti rubati sul set, anche di momenti rilassati. Ci sono numerosi aneddoti e considerazioni brillanti che rendono la lettura semplice e divertente. Una di queste mi ha colpito: Robert Capa finse una commissione del Life per un reportage   durante le riprese di "Notorius, l'amante perduta" solo per stare vicino a Ingrid Bergman di cui si era perdutamente innamorato; questo fa vedere con occhi diversi un fotografo famoso per le crude scene di guerra e il grande coraggio che ha dimostrato ad essere in prima linea. Probabilmente ci vuole tanto coraggio anche in amore.